martedì 29 dicembre 2009

Io canto, dal 9 gennaio Gerry Scotti torna nel sabato sera di Canale 5 con un "nuovo" talent show per baby star della musica

Gerry Scotti, in queste settimane alle prese con la non del tutto esaltante esperienza di La stangata nel fascia preserale, e reduce dal buon riscontro della puntata zero di Italia's got talent (trasmessa il 12 dicembre scorso, condotta da Simone Annichiarico), che con ogni probabilità lo vedrà presto tornare gomito a gomito con Maria De Filippi e Rudi Zervi nel ruolo di giuce, si appresta a riappropriarsi del sabato sera di Canale 5, orfano quest'anno del tradizionale appuntamento con La corrida, che, dopo una stagione "sabbatica" imposta dal notevole calo di appeal subito lo scorso anno, dovrebbe comunque tornare in attività il prossimo autunno. E lo fa con una trasmissione, per così dire, nuova, ma che di nuovo in realtà pare avere poco, dal momento che minime sembrano essere le differenze con lo show di Rai Uno Ti lascio una canzone, condotto da Antonella Clerici: protagonisti sono venticinque bambini di età compresa fra i sette e i quindici anni proveniente da accedemie e scuole di musica di tutta Italia con un gran talento per il canto, che si esibiranno con celebri brani tratti dal vasto repertorio della canzone italiana e non, per essere poi sottoposti al televoto e al giudizio di una giuria di star che, nelle sei serate che antecedono la finalissima, selezioneranno i brani che concorreranno alla vittoria nella puntata finale. Sarà premiato anche un giovane interprete, al quale saranno pagati gli studi musicali. Non mancheranno duetti con le grandi star del pop.
"In tv è difficile inventare qualcosa di nuovo" - spiega Roberto Cenci, regista e direttore artistico della trasmissione, strappato alla Rai come un fuoriclasse nel calciomercato, per realizzare in tempi record Io canto - per questo è importante capire quali elementi funzionano e saperli assemblare nel modo migliore".
"E' innegabile che ci siano molti punti di contatto, a iniziare dal direttore Roberto Cenci- commenta Scotti in un'intervista rilasciata al settimanale Sorrisi e Canzoni Tv in edicola questa settimana - che di Ti lascio una canzone era autore e regista. Le reti si muovono in un libero mercato, è inutile scandalizzarsi. Roberto Cenci in questo è una garanzia: ha esperienza, un patrimonio di contatti con le scuole di canto e un archivio di provini senza pari. I bambini in tv vanno bene, se hanno talento e sono sinceri. Il problema, semmai, sono gli adulti al loro fianco. In Bravo Bravissimo Mike funziova perchè lui per primo era un puro. Antonella sa essere molto materna. Tranquillizzante, mai volgare. Bonolis e Laurenti in Chi ha incastrato Peter Pan erano perfetti. Quando sono insieme loro tornano bambini. Io sono lo zio Gerry, lo zio d'Italia".

lunedì 14 dicembre 2009

31,2 Milioni per Telethon

IL FATTO- Si è chiusa ieri sera, dopo diversi giorni di raccolta fondi, l'ormai nota maratona televisiva dedicata all'associazione Telethon. Grande quest'anno la generosità del pubblico, che ha donato attraverso telefono fisso, chiamando il numero 48548 e attraverso le donazioni nelle più prestigiose piazze italiane, ben 31,2 milioni di euro, destinati alla ricerca per le malattie genetiche. L'assegno è stato consegnato al presidente di Telethon, Luca Cordero di Montezemolo dai conduttori della maratona, Milly Carlucci, Fabrizio Frizzi dal presidente Rai Paolo Garimberti e dal direttore di Raiuno, Mauro Mazza.

LE DICHIARAZIONI- Infine il Presidente Montezemolo, basito, per il grande risultato ottenuto ha dichiarato: "E' il successo di un Paese straordinario fatto di persone straordinarie, che guardano al bene comune più che al bene personale. Gli Italiani ci sono sempre in momenti decisivi come questo, perché il passaggio che Telethon sta affrontando dalla ricerca di base alle terapie è molto costoso.

domenica 13 dicembre 2009

Il caso- Berlusconi, uno, nessuno e centomila

IL CASO - Si prevedeva già da molto tempo che entro fine anno, Berlusca avrebbe ricevuto qualcosa di "maligno", forse per le troppe polemiche che ha suscitato alla magistratura e al nostro Presidente Giorgio Napolitano, o forse per i vari casi, conosciuti meglio come "escort e company". Un coraggio incredibile, una voglia pazzesca di fargliela pagare, un comune cittadino italiano che come molti si ritrova "in mezzo al fango". Insomma, è davvero l'ora di finirla. C'è un Italia che tutto sembra ma non uno "Stato", conflitti, calci e pugni sono ormai all'ordine del giorno. Il gesto di stasera, unico nel suo genere sarà ben ricordato da tutti anche a distanza di 50, 100, o forse 1000 anni. Un uomo che ha rappresentato quel 49% di italiani che sono stanchi di vivere, un uomo che ha fatto da portavoce a milioni e milioni di povere famiglie che si ritrovano a casa senza un centesimo, un uomo che ha testimoniato come miliardi d'italiani non vogliono le leggi "ad personam".

L'AUTORE DEL GESTO- Adesso, è giusto che l'uomo o meglio identificato come Massimo Tartaglia, (in cura da 10 anni per problemi mentali), la paghi, perché la violenza è il peggior mezzo per ottenere qualcosa. La brutta politica, se cosi' può essere definita, la si sconfigge con la buona politica.

I COMMENTI- Adesso, focalizziamo meglio su ciò che la nostra "testata" si occupa, il lato televisivo delle cose. Il primo brusco commento è stato rilasciato durante l'edizione serale del tg4, dal direttore Emilio Fede, che con tali parole: "Nel mio tele giornale non si pronuncerà più neanche una virgola sul sig. Di Pietro" ha difeso Berlusconi all'accusa del leader dell'Italia dei Valori, che ha definito Silvio come un istigatore alla violenza.
Intanto tutte le maggiori testate giornalistiche si stanno occupando della vicenda, e per tale motivo vi terremo informati su possibili edizioni "speciali" di vari programmi riguardanti l'accaduto.

martedì 8 dicembre 2009

Un po' di futuro

“Oggi è il giorno della marmotta!” era l’annuncio quotidiano di uno speaker radiofonico che Bill Murray, condannato a rivivere sempre la stessa giornata, ascoltava ogni mattina al suo risveglio nel film Ricomincio da capo. Un paradosso temporale, un incubo tragicomico che ricorda terribilmente il mio, ogni volta che apro un giornale.

Da quindici anni, sempre lo stesso quotidiano, gli stessi titoli: le evocate (e mai realizzate) riforme e l’inevitabile “dialogo”, cui segue lo “scontro”; le infinite polemiche sulla giustizia, le tasse e l’evasione; l’irrisolto conflitto di interessi; le eterne collusioni con la mafia; le diuturne, sterili provocazioni demagogiche della Lega.

Specchio del Paese, la stessa tv è avara di novità: Grande fratello 10, Distretto di polizia 9, Un medico in famiglia 6, Don Matteo 7. Prodotti decrepiti, lontani anni luce dall’innovazione narrativa delle produzioni tv statunitensi, vengono pigramente tenuti in vita con accanimento terapeutico per un pubblico vecchio, anagraficamente e culturalmente.

Una televisione mummificata, eterna replica di un Paese immobile. Negli ultimi giorni, il direttore generale della Luiss Pier Luigi Celli ha stigmatizzato l’assenza di meritocrazia, invitando i giovani italiani ad andarsene all’estero. Fingiamo che il mittente sia credibile, perché dovremmo ricordare che Celli è stato uno dei manager nazionali più potenti, quindi lui fa parte del problema, non della soluzione. Oltretutto, la lettera al figlio è stata un efficace traino al suo libro in uscita. Infine, sarebbe doveroso osservare che, se il figlio andasse davvero oltreconfine, avremmo almeno un raccomandato in meno.

Passando al contenuto della missiva, mi sono stufato di questi appelli alla fuga, come se la soluzione potesse davvero essere un esodo di massa, una transumanza dei neolaureati verso Ventimiglia e il Brennero. Potendo scegliere, a uno spostamento nello spazio preferirei un salto nel tempo. Una salutare proiezione in avanti che mi consentisse di rimanere qui in Italia, Paese che amo, cercando di scorgere, tra le rovine del passato antico e recente, anche un po’ di futuro.