sabato 6 dicembre 2008

IL CAPO DEI CAPI: UN CLASSICO ESEMPIO DI QUANDO SI VUOL SFRUTTARE UN PRODOTTO SINO ALL'ULTIMO

Non è certo la prima volta che ci si presenta un caso del genere sul piccolo schermo, che negli ultimi tempi ci ha abituato oramai a "vederne veramente di tutti i colori".

Utilizziamo per la nostra trattazione la fiction Il Capo dei Capi, la fiction in 6 puntate che ci racconta la vita del boss si Cosa Nostra Totò Riina (interpretato da uno straordinario Claudio Gioè), riprodotta dalla Tao Due Film di Pietro Valsecchi e trasmetta con grande successo lo scorso autunno su Canale 5.

Come accennato, eccezionali gli ascolti riscossi, oscillanti sempre fra 27% ed 28% di share, con una media di oltre sette milioni di spettatori (che al giorno d'oggi non sono pochi), che sono rimasti fedeli al prodotto anche quando, la sera del 29 novembre 2007, Rai Uno trasmetteva il primo appuntamento con Roberto Benigni ed il suo Quinto dell'Inferno, che fece il prevedibile botto, con una decina di milioni abbondanti di spettatori e share del 35%. In quest'occasione le disavventure di Riina, con l'ultimo appuntamento, realizzarono quasi 8 milioni, con 28,59%, dimostrandosi addirittura in crescita.

In un futuro non tanto distante da quanto appena illustrato, il 13 ed il 14 gennaio 2008 la stessa rete trasmette L'ultimo padrino, sempre made in Tao Due, una sorta di sequel del Capo dei Capi, che affanna a raggiungere i risultati del suo predecessore, faticando a realizzare all'incirca 6 milioni di spettatori e 23% medio di share. Ascolti sicuramente da non buttar via, ma che hanno indubbiamente deluso le aspettative della vigilia.

Appena un anno prima Rai Uno trasmise L'ultimo dei Corleonesi, qualcosa di assai simile alla fiction in questione, che non mancò di raccogliersi i suoi 6 milioncini di spettatori, realizzando un 26% di share.

Per la serie "se una cosa va bene produciamo tutta roba del genere", appena qualche giorno prima de L'ultimo padrino va in onda Io non dimentico, non direttamente trattante l'argomento Cosanostra, ma andando a preoccuparsi del tema mafia visto sotto un altro aspetto.

Il 4 dicembre 2008, dunque l'altro ieri, Canale 5 rispolvera il suo amato Capo dei Capi, pensando, non di rifare il botto, ma perlomeno di attirarsi quei 5 milioncini di spettatori che gli avrebbero garantito discreti ascolti, nonostante il periodo appena fuori dalla garanzia (discorso valido sino ad un certo punto quello della garanzia o non garanzia, visto che comunque, nonostante l'assillo degli ascolti si plachi un attimo, la voglia di prevalere e di conquistare, giustamente, quella buona fetta di pubblico resta sempre quella). Risultato? Neanche quattro milioni ed un affannato 14%.

Per casi del genere c'è stato l'imbarazzo della scelta a fornire un esempio. Avremmo potuto tirare in ballo I Cesaroni (a questo proposito annunciamo una prossima intervista a Niccolò Centioni, che interpreta il ribelle Rudi nella serie), che lo scorso anno sbancò l'Auditel per quasi tutta la programmazione, sinoa quando, per portarseli sino a fine stagione, pensarono bene di sistemarli in tandem con Un ciclone in famiglia, finendo per perdere non poco pubblico.

Io ho dato gli spunti. Ora vorrei tanto sapere cosa ne pensate voi. Mi piacerebbe una piccola discussione, per la quale, se mi chiamerete a farlo, utilizzeremo l'area commenti.

2 commenti:

  1. SI è vero ,purtroppo c'è sempre un filone viziato di prodotti simili che si ripetono nel tempo soffocando sia il palinsesto di ogni rete e sia noi spettatori. Purtroppo in questo filone non dobbiamo solo inserire i film inerenti a vicende mafiose ma anche reality show (eravamo partiti con il Gf poi visto che ha avuto successo la tv è stata investita da questo genere presente in ogni rete), film sui medici..e quant'altro.. Evidentemente c'è una pigrizia di fondo..perchè non si hanno altre idee da mettere in campo se non quelle già ripetute da tempo.. Come direbbe Cesare Cesaroni..CHE AMAREZZA!!!

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  2. @Angelo: del Grande Fratello e di quanto ha comportato il suo successo ci occuperemo prossimamente. Delle fiction ospedaliere ci siamo già occupati a tempo debito.

    Saluti.

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