giovedì 21 maggio 2009

Fiorello dove sei?

Sono abbonato a Sky e mi piace Fiorello ma non guardo il suo show. Sono anche andato a vederlo dal vivo a piazzale Clodio, ma da casa non lo seguo mai. Colpa della tv di Murdoch? Colpa dell’artista catanese? Chi siamo noi per potere giudicare?

Il “Fiorello Show” ha dei limiti tecnici: la scenografia è bruttina e poco originale, non c’è un’orchestra né un balletto, gli ospiti sono rimediati, al massimo un raulbova di passaggio. Di Liza Minnelli e Dustin Hoffman non se ne parla, per intendersi.

La collocazione in palinsesto (giovedì, venerdì e sabato) è difficile da memorizzare: né un appuntamento quotidiano né settimanale. Inoltre, venerdì e sabato capita spesso di uscire, soprattutto al target più giovane ed evoluto che -si presume- abbia un minimo di vita sociale. Il programma poi non è in diretta: viene registrato la sera prima, montato e “asciugato” prima della messa in onda.

Questo toglie molta freschezza alla trasmissione. Sky ci ha abituato a una tv perfetta, senza sbavature ma fredda. Fiorello è il campione di un tv cotta e mangiata, con il gusto dell’improvvisazione (anche se naturalmente questa è una cosa che riesce solo ai grandi del palcoscenico, con forte preparazione).

Capiamo le motivazioni artistiche e la voglia di sperimentare che hanno spinto il mattatore siciliano a tentare la carta del satellite: una volta la prima serata di Rai Uno era la certificazione di un sicuro talento. Oggi non è più così: gli esempi non mancano. Ma se per la tv satellitare 470.000 spettatori sono un successo, l’ultimo varietà fatto sulla Rai, “Viva Radio 2 minuti”, faceva 10 milioni di spettatori a sera.

Calcio in diretta, prime tv, pregiati telefilm statunitensi: Sky ci ha abituato alla tv vissuta come evento, anche per giustificare il prezzo dell’abbonamento. Ma lo show di Fiorello non è un evento, piuttosto un piacere da condividere il giorno dopo con amici e parenti: se loro non hanno Sky, hai meno voglia di vederlo. Se poi c’è qualche sketch ben riuscito, lo si può sempre recuperare su YouTube.

Riclassificata come contenuto “premium”, la simpatia di Fiorello, rigidamente incasellata dalle inflessibili regole del marketing, perde la sua spontaneità un po' anarcoide, diluita nella sterminata offerta digitale e stretta nella lotta tra lo Squalo Murdoch e il Caimano Berlusconi. Senza contare la sgradevole sensazione di dover pagare per una roba che prima avevamo gratis, fatta anche meglio.

Il talento di Fiorello sembra costruito su misura per la tivù generalista: vive della fruizione collettiva, dei personaggi che lancia, dei tormentoni che crea e che rimbalzano, con il passaparola, tra i suoi affezionati telespettatori. Senza questa cassa di risonanza, Fiorello è sempre bravo, sempre impareggiabile, ma più debole. Si può passare dal villaggio vacanze al villaggio globale. Ma il villaggio globale, quando ti ha accettato, non ti fa più tornare indietro.

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